domenica 18 luglio 2010

Il 15 luglio 2010 è iniziata l'udienza prelieminare per l'omicidio di Stefano, tredici le persone per le quali si chiede il rinvio a giudizio, tredici tra le persone alle quali non importava niente che mio fratello stesse male. Qualcuno ha avuto anche il coraggio di infangarne il nome dopo la sua morte, facendo un processo nei confronti di chi non poteva più difendersi.
Nove mesi fa Stefano è uscito di casa dicendo a nostra madre che stava bene. Ora ci ritroviamo in un'aula di tribunale a parlare della sua morte.
Sembra irreale. Eppure è successo davvero. E' successo che mio fratello è stato arrestato quella sera del 15 ottobre 2009. Poi ha iniziato una via crucis, tra camere di sicurezza, un intervento del 118, tribunale, carcere, pronto soccorso e infine la struttura protetta di un ospedale, dove dopo soli sei giorni, in condizioni terribili, ha smesso di vivere. Senza che noi potessimo vederlo, o almeno sapere perché stava male.
Dal 22 ottobre 2009 la mia vita è cambiata di colpo e radicalmente. Un dolore così grande, improvviso, senza un perché. Continuo a chiedermi cos'è che spinge le persone a tanta violenza nei confronti di un altro essere umano. Le mie domande non trovano risposta. Mi hanno privato di mio fratello, che amavo, che era una parte di me. Ora quello che mi resta di lui sono i ricordi di una vita passata insieme, a condividere le gioie e i dolori, i successi e i fallimenti. Ricordi di quando Stefano da bambino illuminava le mie giornate con i suoi sorrisi contaggiosi. Di quando da adolescente voleva fare il grande ma ancora non lo era. Di quando il giorno del mio matrimonio, impacciato in quell'abito da cerimonia, era al mio fianco come testimone. Di quando giocava con i miei bambini, i suoi adorati nipoti, che lo amavano di un amore sincero, che non giudica.
Cosa racconterò un giorno ai miei figli? Come riuscirò a farli crescere senza diffidenza cieca nel prossimo? Forse facendo in modo che la morte dello zio trovi risposte e giustizia. Per credere ancora che nel mondo esiste il male, ma alla fine il bene trionfa sempre...

sabato 17 luglio 2010

Dal 15 al 22 luglio 2010 a Genova SETTIMANA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI

http://www.genovacittadeidiritti.it/
Comitato Piazza Carlo Giuliani o.n.l.u.s.
Genova, Luglio 2010, Sala Incontri Palazzo della Regione
Piazza De Ferrari


VITTIME DI STATO, QUALE GIUSTIZIA?

Sabato 17 ore 10,30
TESTIMONIANZE DI IERI

Brani da spettacolo teatrale e letture, a cura di Enrico Agostino

Giuseppe Pinelli Claudia e Silvia Pinelli con Francesco Barilli
Franco Serantini lettura di un testo di Teresa Mattei
Francesco Lorusso Mauro Collina con Stefano Tassinari
Fausto e Iaio Maria Iannucci con Francesco Barilli

Sabato 17 ore 16,30
CARCERE e ALTRI LUOGHI DI DETENZIONE

Le canzoni di Alessio Lega e Marco Rovelli

Aldo Bianzino Giuseppe Bianzino
Stefano Frapporti Una rappresentante di parenti e amici
Stefano Cucchi I genitori di Stefano
Giuseppe Uva Lucia Uva

L’autore legge pagine da Impìccati! Storie di morte nelle prigioni italiane, di Luca Cardinalini

Sabato 17 ore 20,30
TESTIMONIANZE DI OGGI

Scuola Diaz Enrica Bartesaghi con Lorenzo Guadagnucci
Carlo Giuliani Giuliano Giuliani con Massimo Calandri
Federico Aldrovandi Patrizia Moretti con Checchino Antonini
Bledar Vukaj Francesk Vukaj con Haidi Giuliani
Francesco Mastrogiovanni Giuseppe Galzerano con Checchino Antonini

http://www.dirittiglobali.it/component/content/article/36-movimenti/2020-da-cucchi-a-bianzino-a-genova-nel-nome-di-carlo-giuliani.html

lunedì 12 luglio 2010


Questo manifesto l'ho visto su molti muri di diversi quartieri di Roma. Non so chi ne sia l'artefice, ma certo la domanda è inquietante. Purtroppo devo dire che è proprio così... In Italia succede anche che persone e famiglie normalissime (magari con i problemi che a volte capitano nelle famiglie, ma chi può dire di non averne?!!) sono costrette a vivere simili tragedie. Credevo che a noi non sarebbe mai potuto accadere, credevo nelle Istituzioni e nei loro rappresentanti. Eppure è successo...

venerdì 9 luglio 2010

Bergamo - Festa della Dea - 8-13 luglio 2010

Contro ogni abuso… in strada, allo stadio, nelle città!
Incontro con la Famiglia Cucchi e la Famiglia Sandri

Sabato dalle 17 e per la durata di due ore avremo ospiti in un dibattito il padre di Gabriele Sandri e la Famiglia Cucchi , due famiglie distrutte dal dolore causate per mano di chi serve lo stato in maniera sbagliata e abusando del loro potere!
Sarà un momento importante sia per noi, Curva Nord 1907, che per loro: noi avremo la fortuna di conoscere la verità sui fatti e su quanto accaduto in quei tragici giorni, loro potranno continuare a raccontare ed a tenere viva la memoria. Il silenzio ed il rischio che tutto cada nel dimenticatoio sono i più pericolosi dei nemici in questi casi
Il padre di Sandri ha voluto in tutti i modi esserci per ringraziarci di quanto fatto in quel 11 novembre 2007: a Bergamo, come dovrebbe essere ovunque!, la vita di un ragazzo è stata ed è molto più importante di una semplice partita di calcio tra Atalanta e Milan. Per questo ci è sembrato doveroso rispettare la morte invece di vedere correre qualche giocatore su un campo!
Durante l’anno abbiamo invece trattato più volte sulla nostra fanzine la storia di Stefano Cucchi, un ragazzo ucciso nel carcere di regina coeli: le mani insanguinate sono quelle di qualche poliziotto prepotente, violento e cinico e di qualche medico che ha trattato tutto con superficialità. Ci sembrava e ci sembra importante dar seguito alle parole i fatti: per questo abbiamo invitato da noi i genitori di Stefano, per toccare con mano il problema degli abusi!
Siamo convinti che Sandri, pur essendo laziale, e Cucchi, pur non essendo da stadio, ci riguardano, perchè i sopprusi non hanno differenza se subiti in trasferta, in carcere o in strada. Se qualcuno sbaglia è giusto che paghi, ma che paghi nella maniera giusta e nel rispetto dei diritti umani!
Non ci tireremo mai indietro su queste lotte e continueremo ad andare a cercare la verità invece che accettare comodamente il falso che ci vogliono mettere in testa. Siamo stanchi di vedere ragazzi perdere la vita per mano dello stato e poi essere uccisi 1000 altre volte da media e giornali per coprirne i colpevoli. Continueremo a tenere vivo il ricordo di queste storie denunciandole in maniera attiva. Basta casi Cucchi e Sandri, basta vicende analoghe: da Aldrovandi a Colombi passando per Furlan che hanno pagato con la vita. Oppure Paolo, ragazzo rimasto invalido al 90% dalle manganellate prese a Verona, o alle botte con cui noi abbiamo avuto a che fare a Roma dai reparti della celere. Non esiste che un caso che sia diverso da un altro: gli abusi sono ovunque e riguardano tutti. Dall’ultras al tifoso al semplice cittadino. Si potrebbe storcere il naso e chiedersi l’attinenza fra queste cose e noi, ultras ed Atalanta. Si potrebbe argomentare non per uno ma per cinque volantini. Ma il tutto si può riassumere in uno slogan che si usa spesso ma che solo slogan non è… ULTRAS NELLA VITA, NON SOLO ALLA PARTITA. Perché essere ultras significa sì stadio, partita, amicizia, aggregazione, solidarietà (Rwanda, L’Aquila, Elisa) ma anche dare voce a chi è vittima della repressione, non tacere davanti al fatto scandaloso che i colpevoli come sempre non paghino le proprie colpe

CONTRO OGNI REPRESSIONE SEMPRE…
ULTRAS ATALANTA!!!

Vi aspettiamo tutti al dibattito Sabato 10 luglio ore 17:00 presso uno stand della festa!!!

giovedì 8 luglio 2010

La "scuola del sociale" della Provincia di Roma intitolata a Stefano


Fa un certo effetto vedere che un centro professionale, che da settembre formerà 25 operatori penitenziari in "cultura dell'accoglienza", viene intitolato a mio fratello, come già era successo con il giardino "Stefano Cucchi" nel X° Municipio del Comune di Roma ed anche con il murales che lo raffigura, recentemente realizzato in una piazza del nostro quartiere.
Sono tutti segni della solidarietà che circonda la mia famiglia, della presa di coscienza da parte di un gran numero di persone, senza la quale forse oggi non saremmo ad un passo dalla verità (tutta la verità, spero!). Stefano ne sarebbe contento, e anch'io lo sono, anche se ne avrei fatto volentieri a meno: volevo mio fratello vivo, non il suo nome nelle targhe! Queste cose sono importanti, come lo è continuare a parlarne... il solo modo per dare un senso alla sua tragica morte, che non si cada nell'oblio rischiando che cali il silenzio su un dramma che chiede giustizia, e perché non succeda ancora.

http://roma.repubblica.it/dettaglio-news/roma-15:29/2232

http://www.vignaclarablog.it/2010070811194/cassia-intitolata-a-stefano-cucchi-la-scuola-del-sociale-della-provincia-di-roma/

martedì 6 luglio 2010

Chiara

Chiara De Los Angeles Nembrini, è una ragazza delle filippine arrivata in Italia nel 1990, figlia di un giudice della Corte Suprema e di un avvocato. Il nonno materno era senatore.
E’ stata folgorata dall' Ideale di Chiara Lubich ed ha aderito al Movimento dei Focolari.
Ha conosciuto un operaio toscano di nome Gabriele, si è innamorata di lui. Ha rinunciato ad una vita agiata nel suo paese per amore suo e della fede: l´ha sposato e gli ha regalato cinque figli, tutti bellissimi.
Quattro parti naturali, ma al quinto ha cambiato ospedale e ginecologo: è stata costretta a partorire troppo presto... nella sala parto dell´ospedale La Gruccia di Montevarchi, il 21 settembre 2007, di fronte al marito, in una scena terribile e cruenta le si rompeva l´utero con una frattura di 7 cm., mentre in un lago di sangue nasceva Giacomo.
L´emorragia veniva sottovalutata, le trasfusioni tardarono mentre Chiara si spegneva dopo poche ore, la mattina del 22 settembre, lasciando solo Gabriele con i suoi cinque figli.
"Tutto è andato bene... è stata solamente una terribile disgrazia.... di parto si può morire anche oggi... nel 2007!!!” Questa fu subito la presa di posizione ufficiale dell´Azienda Sanitaria 8 di Arezzo per bocca del Direttore Generale.
Ma Gabriele non è rimasto solo. Intorno a lui e a tutta la sua famiglia si sono stretti tanti amici, per chiedere giustizia e verità per la morte di Chiara, una "filippina", che era una persona meravigliosa!!!
Marinetta, la sorella di Gabriele, mi ha telefonato dopo aver letto la mia lettera a Fini per portarmi tutta la sua solidarietà e condivisione.
A Gabriele che allora scrisse una lettera aperta al ministro della sanità Livia Turco, diedero volto e voce i giornalisti di stampa e televisione, denunciando ciò che era accaduto in quell´ospedale.
La magistratura aprì un´inchiesta e fece condannare i medici responsabili.
Grazie alla pubblicazione degli atti di indagine tutti seppero ciò che era accaduto, quanto era stato terribile il sacrificio insensato di Chiara. Non era più "la morte di una filippina", ma veniva restituita un pò di quella dignità che era stata tolta, insieme alla vita, a Chiara...
Lei, come Stefano, Federico, e tanti altri non ci sarà più, con noi, su questa terra... ma almeno possiamo ricordare la verità di come è successo.

venerdì 2 luglio 2010

Riguardo a quello che ho scritto il 1° luglio nella lettera al Presidente Fini, devo correggermi: Patrizia Moretti non è stata querelata per aver scritto nel suo Blog il mio racconto, ma ha avuto la notizia poco dopo aver parlato con me. Personalmente trovo terribile che una donna già duramente provata dalla violenta, ingiusta e assurda morte del proprio figlio, che con grande forza e dignità ha affrontato un difficile e doloroso percorso di ricerca di verità e giustizia, e le ha ottenute solo grazie alla sua tenacia, debba ritrovarsi più volte querelata. Che senso ha?

giovedì 1 luglio 2010


http://prcsicilia.wordpress.com/2010/06/24/palermo-8-luglio-1960-8-luglio-2010-50%c2%b0-anniversario/
Caro Presidente Fini,

non ho parole per ringraziarla per quanto ha fatto fin’ora per noi e per la libertà d’informazione. Per tutti quelli che come noi sono costretti a dover dimostrare le proprie ragioni con l’unico mezzo che hanno: parlarne. Oggi so che se non lo avessimo fatto quella di mio fratello Stefano sarebbe rimasta la morte di un detenuto, per di più tossicodipendente, avvenuta per cause naturali.
Sa cosa ho scoperto grazie a quelle intercettazioni che ora vorrebbero limitare? Uno degli indagati, cioè una delle persone per le quali si profila il reato di aver avuto in qualche modo a che fare con la morte di mio fratello, si è riferito a lui definendolo “tossico di merda”. Questo dopo che le circostanze della sua morte erano state rese pubbliche e quindi anche la persona in questione aveva potuto vedere le condizioni atroci in cui Stefano ha smesso di vivere. Senza alcun rispetto per la vita umana e per il dolore di una famiglia. E sa qual è la cosa ancora più grave? Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, è stata querelata dal suo primo Pubblico Ministero per aver pubblicato nel suo Blog il racconto di quando mi sfogai con lei dicendole quello che avevo appena appreso. Lo trovo assurdo, ma d’altra parte quando vedo che un Pubblico Ministero indaga contro il legale di Lucia Uva anziché per scoprire la verità sulla morte terribile di suo fratello Giuseppe, non mi meraviglio più di niente!
Per quanto mi riguarda continuo ad andare avanti nella mia difficile ricerca di verità, consapevole di essere nel giusto, e non posso non pensare che, se il mio avvocato non mi avesse suggerito di far scattare le foto che dimostrano come era ridotto il corpo di mio fratello, oggi piangerei non solo per la sua morte ma anche per non aver potuto far nulla per restituirgli dignità.

Con fiducia e rispetto.

Ilaria Cucchi

http://fnsi-libera-informazione.blogspot.com/